Una mostra di Claudio Verna (Guardiagrele in Abruzzo, 1937) è un’occasione preziosa per chi ama la pittura. Verna è infatti considerato pittore tra i maggiori della sua generazione.
Le opere in mostra - una quindicina di grande formato – confermano quella che, dalla fine degli anni ’50 ad oggi, è stata la linea unificante delle varie fasi della carriera di Verna: la passione, un’ossessione quasi, per il colore-luce.
Verna è in effetti un colorista puro e il suo colore tra i più belli che l’arte contemporanea italiana abbia saputo creare. Si parla naturalmente di un colore strutturante, capace di creare lo spazio senza il supporto del disegno. Nei suoi scritti teorici, una riflessione di rara lucidità sulle questioni del fare arte oggi, egli individua nel colore l’essenza stessa della pittura, argomentando come, poiché l’uomo percepisce la realtà con la vista e vede un mondo colorato, se la pittura è colore essa non potrà mai esaurire le sue potenzialità innovative. A patto, è ovvio, di non cadere nella ripetizione stanca dei vecchi codici. Porsi nella tradizione rimettendola continuamente in discussione, coniugare l’obbligatorio azzardo della novità con la continuità di una storia millenaria è anzi compito primario dell’artista-pittore.
Un compito che Verna, pittore degli equilibri oltre che della luce e del colore, si è dato sin dagli esordi.
CLAUDIO VERNA